ANCORA LUI: BANKSY
Ho di recente visto l'ennesimo lavoro meraviglioso di Banksy. Nel trascorrere degli anni, nell'acquisire fama e riconoscimenti, diventare elemento di "culto", essere imitato, duplicato, osannato, celebrato, sembra che Banksy non abbia perso la sua vena creativa, la sua capacità di denuncia e di fare dell'espressione artistica un mezzo forte e concreto per comunicare.
Così, eccolo riemergere nel 2018 a New York e richiamare l'attenzione sull'artista e giornalista curda con cittadinanza turca Zehra Doğan imprigionata per circa tre anni, per aver pubblicato sui social media un suo dipinto in cui raffigura la distruzione di Nusaybin dopo gli scontri tra le forze di sicurezza e gli insorti curdi. Dopo aver terminato la condanna, è stata rilasciata dalla prigione di Tarso il 24 febbraio 2019.
Mi era sfuggita questa sua iniziativa, così provvedo a recuperare con questo articolo, ed a dare riconoscimento all'iniziativa. Quella di Banksy è una grande opera realizzata in collaborazione con Tsombikos-Borf, noto street artist. La realizzazione si estende lungo il famoso spazio murale, all'angolo tra Houston Street e Bowery a Manhattan: i segni verticali usati per contare il trascorrere dei giorni in prigione formano le sbarre della cella.
Nel dettaglio, si vede il volto della donna dietro le sbarre, una di queste è una matita: lo strumento che identifica l'attività di giornalista. La potenza comunicativa è evidente nell'immagine che segue.
Ritengo interessante mostrare anche il quadro realizzato da Zehra Doğan e da lei pubblicato su Instagram, e anche per questo essere imprigionata per "propaganda terroristica". “Mi sono stati dati due anni e 10 mesi di prigione solo perché ho dipinto bandiere turche su edifici distrutti. Tuttavia, il governo turco ha causato questo. L'ho solo dipinto", ha scritto Doğan sul suo profilo Twitter dopo la sentenza.
In effetti, ecco la fotografia da cui il dipinto è ispirato.
Mi piace concludere questo articolo con una fotografia che ritrae la donna, libera, in una sua recente apparizione, Zehra Doğan.
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