Post-modernità e Al Margen
Comprendere e descrivere quello che accade oggi è complesso, sempre complicato, mutevole, instabile ed estremamente fluido. Gli strumenti di cui siamo dotati risultano spesso inadeguati, inadatti e lenti. La comunicazione tra umani è diventata estremamente veloce e vaga, incontrollabile, povera di parole significative. Individui diversi utilizzano le medesime parole per indicare delle realtà estremamente diverse e soggettive, per descrivere fenomeni noti e altrettanto spesso meno noti e sicuramente meno comprensibili o del tutto inaccessibili.
Essenzialmente l'oggi ed il suo accadere, decadente, cadente, privo di strutture, non si capisce. Questo "non si capisce" è chiamato "post-modernità".
Lo stesso termine post-modernità si rifà a significati non univoci, difficilmente comprensibili. Si esprime in vari ambiti culturali, facendo genericamente riferimento alla crisi della modernità del secolo scorso sfociata in questo "non si capisce" delle società ultra-capitalistiche, con economia e finanza prive di etica ed estese globalmente; dall'invadenza manipolativa e pubblicitaria perpetua; dall'annichilimento o deformazione delle convinzioni personali, l'appiattimento degli individui resi monadi sole uniformate in masse impotenti. Il crollo delle istituzione, della politica, dello Stato, delle religioni, dei sistemi economici, delle strutture sociali, della famiglia, delle relazioni, della personalità, della sessualità, delle sicurezze, delle speranze: il crollo di una civiltà e di quello che contiene: post-modernità.
Tutto questo è Al Margen, artista argentino (di Buenos Aires) straordinario nel saper cogliere quello che accade e trasformarlo in immagini. L'arte è lo strumento che ancora regge, cattura, comprende è rielabora: l'arte!
Internet è quanto di più postmoderno esista su questo pianeta. Fluido, ipercontrollato e condotto, apparentemente libero, caotico, confuso, polifonico tendente a un unico frastuono incomprensibile.
La generazione che lo attraversa sembra maggiormente interessata ai social network che alla rivoluzione sociale, condivide contenuti poco utili rimanendo seduta su una sedia. Probabilmente anche per questo motivo Al Margen affida la diffusione della sua opera a quei social network che critica, ancor di più che ad un sito web personale, figurarsi se ad una galleria d'arte.
Per ciascuna delle opere che presento ho scelto un titolo, quasi sempre attribuito da me, in alcuni casi indicato dall'autore.
ANORESSIA
AMICHE
APPARENZA
ASPETTAVO TE
AUTOCENSURA
BANCO NOTA
CAPITALISMO
CONOSCERSI
COSA VUOI CHE SIA...
CULTURA E CONOSCENZA
D-ISTRUZIONE
DA UNA PORTA
DEPRESSIONE
DESTINO A-P-PARENTE
DIPENDENZA
DISCARICA
DONARE IL MEDESIMO RAPPORTO AUREO
FRONTIERA
GIUDIZI
GLI INSULTI
ISTRUMASSIFICAZIONE
LA VENDITA
LA FUGA
LA LUNGA "MANO INVISIBILE"
LA VERIT...
MEZZO PIENO MEZZO VUOTO
MUSICA COMMERCIALE
NAZISMO
I PARI?
PENSIONE
SCEGLIERE PER NON DECIDERE
SERENITY
SESSO CATTOLICO
SOLO PER TE
STRESS
TORNO SUBITO
ASCOLTAMI
WOW
Fonte: https://www.facebook.com/AlMargenPagina
Nei commenti una intervista all'artista Al Margen
Nei commenti una intervista all'artista Al Margen
-I tuoi disegni nascono “al margine” da ciò a cui tutti siamo abituati a guardare, cosa vedi quando disegni?
RispondiEliminaNon mi piace disegnare la realtà. Per quanto i miei disegni si occupino di problemi reali, non sono disegnati in modo realistico. Quindi, quando disegno guardo più alla mia immaginazione che alla realtà. Ad ogni modo, non penso che siano qualcosa di così originale o qualcosa a cui le persone non siano già abituate a vedere. Conosco molti fumettisti che affrontano gli stessi argomenti ma molto meglio di me.
-Quando hai iniziato a convertire le tue considerazioni in disegni?
Disegnare da quando uso la ragione. Ero solito disegnare fumetti. E quando non avevo più tempo per farli ho iniziato a sintetizzare. Cerco di disegnare storie in una singola immagine. E il risultato sono i disegni che pubblico su Internet.
-Come descriveresti il tuo modo di disegnare? Ci sono artisti che ti hanno ispirato in particolare?
Giustamente il mio modo di disegnare è il risultato della somma delle mie influenze. La lista è molto lunga e nominerò solo alcuni: Quino, Carlos Nine, Horacio Cardo, Tomás Müller, Alejandra Martínez e una lunga lista di altri. Sono lontano dall’essere all’altezza di questi artisti. Ma guardo sempre il loro lavoro.
-Quali sono i temi che più spesso attirano la tua attenzione?
I temi più ricorrenti sono le cose che mi preoccupano. Uso il disegno in modo terapeutico. So che il disegno non risolverà nulla. Ma mi conforta un po’ quando qualcuno si sente identificato con un disegno.
-Sulla tua pagina dici che i tuoi disegni sono nati solo per dare un impulso e per infastidire: l’arte è un istinto naturale che dovrebbe infastidirti per farti pensare?
Non so quale sia la definizione di arte e la sua funzione. Non voglio entrare in quel dibattito. Non sono un artista, sono un fumettista. Personalmente, come spettatore mi colpisce di più qualcosa che è fatto per infastidire che qualcosa di condiscendente. Ciò che mi infastidisce mi fa ripensare alle cose. Ma, come ho detto, è qualcosa di personale, non è una regola.